Hai sentito parlare di edilizia sociale o social housing, ma non sai esattamente di che cosa si tratti?

Continua a leggere qui, allora! Scopriremo insieme che cos’è il social housing e come funziona.

Volendo dare proprio una definizione precisa di social housing, potremmo dire che si tratta di “unità immobiliari adibite ad uso residenziale in locazione permanente che svolgono la funzione di interesse generale, nella salvaguardia della coesione sociale, di ridurre il disagio abitativo di individui e nuclei familiari svantaggiati, che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato”.

Si tratta di un fenomeno che si sta affermando anche nel nostro Paese, da qualche tempo a questa parte, proprio per venire incontro alle esigenze delle persone un po’ in difficoltà. Una sorta di via di mezzo tra l’edilizia popolare e le proprietà vendute/affittate ai normali prezzi di mercato. Canoni calmierati, insomma, che non vadano a superare il 25-30% dello stipendio.

Vediamo, quindi, come funziona il social housing, con un’attenzione particolare verso il social housing di Milano, Torino e Roma.

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Social housing, a chi è rivolto?

Di norma, l’edilizia sociale o social housing si rivolge ad una fascia intermedia di utenza. Si tratta di chi non riesce a permettersi gli affitti ai normali prezzi di mercato, ma che non ha un reddito così basso da poter accedere ai vantaggi dell’edilizia popolare di tipo tradizionale.

Nella maggior parte dei casi, parliamo di immigrati, studenti fuori sede, anziani, giovani coppie, lavoratori che non hanno un contratto a tempo indeterminato e così via.

Per poter usufruire di questo tipo di locazioni è necessario avere alcuni requisiti di base. Dal momento che il social housing altro non è che un modo per proporre dei prezzi di affitto calmierati, i destinatari dell’iniziativa devono innanzitutto avere un ISEE inferiore ad una certa cifra, ma comunque superiore a 15.000 euro. Al di sotto di tale soglia, infatti, si può accedere all’edilizia popolare di tipo più tradizionale.

L’obiettivo è quello di fare in modo che chi si avvale di questa opportunità possa spendere per l’affitto una quota non superiore al 30% del proprio stipendio, così da poter continuare ad avere un tenore di vita più che dignitoso.

Non esistono limiti di reddito predefiniti, poiché sono comunque soggetti a variazioni, ma indicativamente il tetto massimo è di circa 30.000 euro annui.

Questo sistema prevede anche la possibilità di acquistare gli immobili per poi darli in locazione alle condizioni previste, per l’appunto, dal social housing. In caso di acquisto, tutto avviene come nelle normali compravendite. Nell’atto notarile, però, devono essere indicate le regole previste da questa particolare opportunità.

Generalmente, i contratti di locazione previsti con il social housing hanno una durata di 4 anni + 4 anni, un po’ come avviene per le normali locazioni.

Social housing a Milano

Milano è certamente la città italiana che fa registrare il maggior numero di proposte per quanto concerne l’edilizia sociale. Anzi, è sicuramente stata pioniera in questo settore. Qui, forse più ancora che in altri contesti, sta diventando una vera e propria sfida culturale, volta anche a rivalutare certe zone più degradate.

Lo scopo è quello di ridurre, man mano, il divario tra il ricco centro città e le periferie dove si trovano le situazioni più critiche.

Oggi, grazie al social housing, a Milano è possibile affittare 60 mq con circa 450 euro al mese, e si sta puntando anche alla fascia di utenza che può permettersi non più di 250/350 euro per la stessa metratura.

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Social housing a Torino

Anche a Torino, per rispondere alle crescenti problematiche di emergenza abitativa, sono nate moltissime realtà di social housing negli ultimi anni.

Soggetti in difficoltà per vari motivi: separati/divorziati, oppure mamme sole con bambini piccoli, persone non autosufficienti, ecc. possono trovare soluzioni interessanti proprio grazie a questo tipo di edilizia. Ma non soltanto persone che stanno vivendo un momento di forte disagio. Spesso si tratta anche solo di lavoratori in trasferta per periodi più o meno lunghi, oppure di studenti universitari fuori sede, e così via.

Molto spesso, dietro ai vari progetti di social housing a Torino, sono presenti Fondazioni, Compagnie, Banche, ecc. che decidono di investire risorse in queste iniziative di tipo sociale.

Edilizia sociale a Roma

Se il social housing si sta diffondendo nelle grandi città del nord, come Torino e Milano, possiamo tranquillamente affermare che anche a Roma si stiano registrando degli incrementi.

Negli ultimi anni, infatti, anche nella Capitale sono stati realizzati migliaia di alloggi destinati alla locazione a canone calmierato. Generalmente si punta a riqualificare aree periferiche più svantaggiate rispetto ad altre.

Anche a Roma, come in altre città del nord Italia, l’obiettivo è quello di riuscire a proporre alloggi di tutto rispetto a canoni che non superino i 450 euro circa al mese. Le cifre, chiaramente, variano a seconda della zona e della grandezza degli immobili.

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Social housing: vantaggi

Questo tipo di edilizia comporta, è evidente, dei vantaggi sotto diversi punti di vista. Intanto, perché consente a molte persone di poter affittare delle unità abitative a prezzi più modici rispetto a quelli normalmente previsti sul mercato immobiliare. E poi perché si tratta di un’iniziativa che, in qualche modo, porta beneficio all’intera comunità.

Si riqualificano certe zone periferiche, si favorisce l’integrazione sociale, si riduce la disuguaglianza abitativa, e molto altro. Spesso le strutture che prevedono il social housing sono dotate di spazi e servizi comuni che contribuiscono a creare una sorta di vera e propria “comunità”.

Bisogna anche considerare che il social housing si basa su sani principi di bioarchitettura ed efficienza energetica. Moltissima attenzione viene rivolta all’ambiente, ai bassi consumi, ecc.

L’offerta risulta estremamente flessibile, così da poter rispondere rapidamente ad eventuali aumenti della domanda.

In poche parole, a beneficiarne è un po’ l’intero settore immobiliare ed anche l’economia e la società a livello generale.

I dati forniti da Nomisma negli ultimi anni evidenziano che le famiglie che vivono in una situazione di disagio sono davvero tantissime (1,7 milioni nel 2019). Parliamo di realtà in fin dei conti normalissime, ma che fanno fatica a sostenere delle spese troppo importanti per la casa. L’edilizia residenziale sociale non è ancora certamente in grado di soddisfare le esigenze di tutti, ma qualcosa sta lentamente cambiando.

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