Tema molto attuale è quello degli affitti brevi, ed il nuovo piano è stato oggetto di dibattito in questi giorni.
Il 23 marzo 2023, presso il Ministero del Turismo, si è svolto il tavolo di lavoro dedicato proprio agli affitti brevi. L’iniziativa è stata presa dal ministro Daniela Santanchè, la quale ha convocato le principali associazioni di categoria per un momento di confronto e condivisione.
Lo scopo di questo incontro era quello di individuare le azioni più giuste da intraprendere, così da riuscire ad armonizzare meglio la normativa di riferimento.
In Italia, per fortuna, il settore turistico è in forte crescita. Questa ripresa coinvolge non soltanto le strutture ricettive tipo gli alberghi, ma anche gli immobili che vengono affittati per brevi periodi.
E’ un mondo, quello delle locazioni a breve termine, che secondo il Governo necessita di essere meglio regolamentato. Del resto, è da molto tempo che anche i sindaci di molte città chiedono un intervento in tal senso.
Vediamo meglio in cosa consiste questo nuovo piano che dovrebbe riguardare gli affitti brevi.
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Il piano affitti brevi voluto dalla Santanchè
Dopo le evidenti difficoltà legate al periodo della pandemia, il settore del turismo sta vivendo, nel nostro Paese, un periodo certamente positivo.
Basti vedere i dati registrati durante le recenti vacanze di Pasqua: città piene di turisti e strutture il più delle volte “sold out”. La stessa cosa si presume che accadrà nei ponti del 25 aprile e del 1° maggio.
Come dicevamo, questo boom turistico non riguarda soltanto le strutture tradizionali tipo hotel, pensioni, bed & breakfast, ecc. Sono innumerevoli, infatti, gli alloggi che vengono proposti in affitto per brevi, talvolta brevissimi, soggiorni.
Secondo la ministra Santanchè, è giunto il momento di mettere ordine in questo settore. Come lei stessa ha dichiarato, “il far west deve finire”.
Il timore è che si stia creando un’eccessiva diffusione di queste soluzioni in affitto, soprattutto in alcune zone e in determinati edifici delle grandi città.
Ovviamente, considerando le specificità del nostro Paese, i provvedimenti dovranno necessariamente tenere conto di alcune caratteristiche intrinseche. I borghi di piccole dimensioni, ad esempio, di solito non dispongono di strutture alberghiere. In questi luoghi, dunque, ben vengano gli affitti brevi, che danno l’opportunità ai turisti di soggiornare anche in queste realtà che, diversamente, resterebbero un po’ escluse dal turismo.
Inoltre, un altro aspetto importante che Daniela Santanchè ha voluto sottolineare, è che il nuovo piano non prevede divieti per le famiglie che decidono di affittare una stanza o un solo appartamento.
Quello che si vuole regolamentare, ponendo alcune limitazioni, è il mondo degli affitti brevi di chi gestisce diversi (spesso anche decine) di immobili.
Prima di procedere con la definizione vera e propria delle nuove regole, però, è necessario fare una mappatura che aiuti a capire quanti e dove sono, al momento, gli affitti brevi. Perché, di fatto, nessuno lo sa con precisione. Si tratta di un settore così poco regolamentato (e le regole esistenti vengono spesso ignorate), che i dati disponibili sono incerti.
Inoltre, sempre in prospettiva di una regolamentazione più decisa, occorre attendere anche le disposizioni dell’Unione Europea in merito.
Il parere di alcuni sindaci
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Cosa ne pensano le organizzazioni dell'edilizia?
Sono tutti di questo stesso parere? Vale a dire, tutti ritengono che sia necessario intervenire al più presto per regolamentare meglio gli affitti brevi?
In realtà, non è esattamente così. Confedilizia, ad esempio, ed anche altre 12 organizzazioni del settore, hanno espresso opinioni un pochino differenti.
Non è che non siano d’accordo con una revisione dell’attuale normativa, per sistemarla un po’, ma non vogliono l’introduzione di nuove regole.
Anzi, al contrario vorrebbero abolirne due già esistenti. Una è quella che riguarda Venezia e che permette al Comune di limitare gli affitti brevi nel centro storico. L’altra, invece, è quella secondo la quale un proprietario che dà in affitto più di quattro appartamenti, in automatico deve essere considerato come imprenditore.
Tra le loro proposte, troviamo la riduzione ad un unico adempimento, per il proprietario, della comunicazione che deve essere fatta alla Questura in merito ai vari dati richiesti.
Inoltre, si vorrebbe fare in modo che ci fosse maggiore uniformità – proprio a livello nazionale – di tutte le regole che attualmente sono in vigore a livello locale (singoli Comuni o Regioni).
Per finire, un’altra richiesta avanzata da queste associazioni del settore è quella che propone di riattivare il Codice identificativo nazionale. In realtà, era già stato introdotto nel 2019, ma poi non è mai stato utilizzato, e ad oggi risulta ancora non operativo.
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